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MORTE DI UN GIOVANE BRACCIANTE

Data pubblicazione: 25-06-2024
 

Attualmente molti lavori, tra cui il bracciante agricolo, vengono svolti solo da extracomunitari, sottopagati e sfruttati da gente senza scrupoli, senza un briciolo di umanità. Quello che è successo a Satnam Singh Indiano di 31 anni, deceduto per un incidente nell’azienda agricola dove lavorava a Latina, è assurdo. Nell’incidente Satnam perde un braccio in un macchinario dell’azienda, subisce un trauma cranico e varie fratture. In un contesto normale il suo datore di lavoro doveva portarlo subito in ospedale, invece carica Satnam e sua moglie sul furgone, mette il braccio in una cassetta della frutta e li lascia davanti casa dei due braccianti. I vicini di casa, sentendo le urla di Satnam sono accorsi  cercando di fermare l’uomo alla guida del furgone, ma senza riuscirci. Hanno allertato le forze dell’ordine e chiamato i soccorsi. Un elisoccorso ha trasferito Satnam a Roma ma purtroppo non c’è stato nulla da fare, il ragazzo è deceduto per l’incuria di uno sfruttatore.
Denunciato e rintracciato il padre dell’uomo che ha abbandonato il ragazzo senza prestare soccorso, già indagato da 5 anni per capolarato. Sottoponeva i braccianti a orari di lavoro assurdi, senza rispettare il contratto nazionale, aveva violato le norma sulla sicurezza e sull’igiene dei luoghi di lavoro, approfittando del loro stato di bisogno, corrispondendo loro  una retribuzione inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale.
Il 22 giugno lavoratori e lavoratrici stranieri, per lo pèiù braccianti indiani, sono scesi in Piazza contro il capolaratro.
Alla manifestazione di Latina, organizzata dalla Cgil di Roma e Lazio, la Camera del lavoro di Frosinone e Latina e la Flai Cgil di Frosinone e Latina erano presenti anche esponenti sindacali e politici locali, nonché la segretaria del Pd Elly Schlei e il segretario di Sinistra  Italiana e deputato di Alternativa verdi Nicola Frantoianni.
Ciò che ha fatto il datore di lavoro non è giusto, gli ospedali  sono sempre aperti, per tutti. Se fosse stato portato subito, oggi sarebbe ancora qui, invece la sua famiglia, a cui mandava i soldi,  lo piange in India.
Purtroppo di casi analoghi ce ne sono a migliaia, clandestini arrivati in Italia senza documenti, molti di loro sono in nero, ma se messi in regola lavorano meglio, così come dovrebbe essere. E’ una situazione che si protrae da anni e anni. Chi ha i documenti prende 6 euro all’ora, chi è senza 3 o 4 al massimo, lavorano 12 o 13 ore al giorno sotto al sole, vivono indietro di 20 anni, meritano che i loro diritti vengano rispettati
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Annalisa  De Gregorio