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AL CAMPANIA LIBRI FESTIVAL: Un'inedita trilogia, D'Addio, Longobardi e Penco incantano il Palazzo Reale di Napoli

Data pubblicazione: 06-10-2025
 

C’è un filo sottile che unisce il canto, la memoria e il mistero, esso passa attraverso le parole, le voci e le storie che il Campania Festival del Libro ha portato  nelle sale di Palazzo Reale a Napoli. 
Tre autori – Antonio D’Addio, Raffaella Longobardi e Cristina Penco – hanno dato vita a un incontro intenso, vibrante di emozioni e di cultura, in cui le donne, protagoniste dei loro libri, diventano specchio dell’animo umano, simbolo di forza e di rinascita.  Nel silenzio maestoso delle sale di Palazzo Reale, si è aperta  una finestra sul gentil sesso, sull’arte, sulla storia e sul mistero, le voci dei tre autori si sono fuse come un’unica melodia: la musica delle regine di D’Addio, la nobiltà interiore di Alexandra, il mistero sospeso di Penco. Tre modi diversi di raccontare il femminile, tre prospettive che restituiscono dignità, grazia e profondità alle storie che la Storia spesso dimentica. Una Trilogia inedita proposta dall'editore Armando De Nigris per conquistare un nuovo pubblico di lettori, appassionati della storia e del gossip. Sebbene la storia si concentri sui fatti accertati, esistono sempre delle chiacchiere o delle speculazioni sui suoi personaggi che possono essere considerate gossip. Questi pettegolezzi possono riguardare la vita privata, le relazioni, o presunti segreti di figure del passato. Gli autori, nei loro racconti, hanno svelato alcuni retroscena tutti da scoprire. Protagonista della giornata è Antonio D’Addio con “Un Tris di Regine”, un’opera che intreccia mondi femminili, spettacolo e vita vissuta, raccontando storie di donne forti e carismatiche, tre “regine” dello spettacolo e dell’anima. Un racconto che unisce il giornalismo, la memoria e la passione per il teatro e la musica, con lo stile inconfondibile dell’autore. Con questo racconto, Antonio D’Addio, rende omaggio a tre figure straordinarie del panorama artistico partenopeo: Gilda Mignonette, Elvira Donnarumma e Ria Rosa. Tre donne, tre voci, tre destini che si intrecciano sullo spartito infinito della canzone napoletana. La memoria vibra. Nel libro l'autore ci conduce in un viaggio di un’epoca in cui il canto era più di un’arte, era respiro, identità, libertà. D’Addio ricompone le loro vite come in un mosaico sonoro: biografia e leggenda, arte e sentimento, memoria e luce. Tra teatri e caffè-concerto, tra passioni e battaglie sociali, Napoli si fa palcoscenico universale, è una città che canta, soffre e ama attraverso le sue regine. Un omaggio alla forza femminile e alla bellezza immortale della musica che continua a parlare al mondo. 
I suoi personaggi interpreti: Gilda Mignonette, la “regina degli emigranti”, che con la sua voce attraversa l’oceano e porta con sé il cuore di Napoli, donandolo a chi, lontano da casa, cercava conforto in una melodia familiare. C’è poi Elvira Donnarumma, diva indomita della Belle Époque partenopea, sciantosa elegante e ribelle, capace di trasformare il palcoscenico in un luogo di sfida e di conquista. E poi Ria Rosa, la più audace delle tre, che fa della musica un manifesto di libertà, una voce per le donne, un canto che diventa protesta e affermazione di sé. Sono donne che hanno attraversato oceani e pregiudizi, conquistando con la voce ciò che la società negava loro con le convenzioni. D’Addio intreccia le loro vite come in una partitura a tre voci, trasformando la ricerca storica in racconto poetico. Ne nasce un affresco vibrante, in cui Napoli non è solo sfondo, ma protagonista, una città che continua a cantare anche quando il tempo sembra volerla mettere a tacere. 
Raffaella Longobardi e l’intimità di Alexandra, la regina silenziosa. In “Alexandra'', il potere silenzioso di una regina in un viaggio da Londra a Napoli, la Longobardi dà nuova vita a Alexandra di Danimarca, moglie di Edoardo VII, una donna vissuta all’ombra del trono ma capace di lasciare un’impronta luminosa nella storia. La giornalista scrittrice la racconta con grazia e profondità psicologica, seguendola nei suoi giorni di corte, tra rigide etichette e dolori sommessi. Poi, in un passaggio poetico, Alexandra intraprende un viaggio verso Napoli, è un ritorno alla luce, al calore umano, alla libertà. Tra una ricetta napoletana e una lettera mai spedita, il romanzo unisce la delicatezza dei sentimenti al gusto dei ricordi, trasformando la storia in esperienza sensoriale. Alexandra non è solo una regina, è una donna che, attraverso il silenzio, scopre la propria voce. E in quella voce si specchiano molte altre, antiche e contemporanee. 
Cristina Penco sulle tracce di Agatha Christie, il mistero e la memoria. Con “Giallo Agatha”, la scrittrice ci conduce in un viaggio fra passato e presente, verità e immaginazione. Protagonista è Annachiara Grimaldi, giornalista napoletana trapiantata a Milano, che torna nella casa d’infanzia e trova una cappelliera appartenuta alla sua bisnonna. Dentro, un diario nascosto, pagine che riportano al 1928, all’Orient-Express, e a un segreto che coinvolge nientemeno che Agatha Christie. Da questo ritrovamento prende forma un romanzo di atmosfere e scoperte, dove la ricerca della verità è anche un viaggio nella propria genealogia. Penco intreccia il mistero letterario con il tema dell’eredità femminile, componendo un mosaico raffinato e avvolgente. È un omaggio alla regina del giallo, ma anche un’indagine sull’identità e sulla memoria, sul potere della scrittura di illuminare ciò che il tempo tenta di cancellare. Tre libri, tre linguaggi, tre universi femminili che si incontrano in un unico respiro, la voce che si fa storia, la grazia che si fa resistenza, il mistero che si fa conoscenza. 
Napoli, ancora una volta, si conferma crocevia di arte e letteratura, di tradizione e rinascita. Tra le sale dorate di Palazzo Reale, queste storie dialogano, la musica delle tre regine con la nobiltà negata di Alexandra, l’ignoto che emerge da una soffitta e da un diario, il canto che attraversa i continenti con il mistero che perfora la memoria. Il pubblico ascolta, si emoziona, riflette: che cosa significa avere voce? Che cosa significa portare storie che sembrano dimenticate? E come la memoria, anche nella sua forma più fragile, può diventare atto di resistenza, bellezza, dignità? E in quel dialogo tra passato e presente, tra le regine del canto, la sovrana silenziosa e la scrittrice del mistero, la città diventa teatro di una verità semplice e potente, dove la bellezza non ha tempo, e la voce delle donne continua a risuonare, limpida, attraverso i secoli. Tutto da scoprire.

© Ezio Micillo giornalista e fotoreporter