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Boston Marriage: un piccolo capolavoro teatrale

Data pubblicazione: 27-03-2025
 

«Stati Uniti, fine Ottocento, un salotto, due dame e una cameriera. Tutto farebbe pensare a una trama convenzionale, un incontro tra amiche un po’ affettate, ma alla forma non corrisponde la sostanza.» Con queste parole Giorgio Sangati apre le sue note di regia di “Boston Marriage” in scena al Teatro Mercadante. E in queste poche righe sintetizza efficacemente la commedia brillante di David Manet definita a ragione “un piccolo capolavoro teatrale.”
Manet, infatti, gioca inserendo nel linguaggio colto e ricercato delle due amiche, improvvise incursioni nel turpiloquio e stupisce lo spettatore con una trama intricata, piena di colpi di scena. D’altronde il titolo, Boston marriage, si riferisce a un’espressione usata nel New England tra il XIX e il XX secolo, che allude a una convivenza tra donne economicamente indipendenti da uomini e spesso legate sentimentalmente. Il bello è che, nella traduzione di Masolino D’Amico e anche per merito di un’impostazione registica briosa ed elegante, persino la parolaccia più esplicita non viene recepita come una volgarità gratuita – come spesso accade in tanto spettacolo contemporaneo con velleità comiche – forse perché è chiaro l’intento giocoso di Manet e al contempo il suo gusto di scandalizzare con le parole e con i temi trattati. Ma il successo di questo spettacolo, decretato da un pubblico entusiasta e dal lunghissimo ed esplosivo applauso finale, è da ascrivere naturalmente alle tre ottime interpreti a partire da una straordinaria Maria Paiato, spiritosa, vivace, multiforme. Dotata di una notevole presenza scenica, di rare abilità mimiche e comunicative, gioca con quello strumento raffinatissimo che è la sua voce passando dalle note più gravi a quelle più acute, evidenziando così tutte le sfaccettature del suo personaggio. Non le è da meno Valentina Cardinali, cui è affidato il difficile compito di sostituire Mariangela Granelli, indisposta, avendo avuto troppo poco tempo per imparare la parte, tanto che recita con il copione tra le mani eppure riesce a dare carattere e disinvolta espressività alla sua interpretazione. Simpatica, ironica e ben centrata sul ruolo anche Ludovica D’Auria. Si replica fino 30 marzo.

 

Valeria Rubinacci