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TRAM: LACRIMARUM VALLEY

Data pubblicazione: 31-03-2025
 

Scritto e diretto da Marco Sgamato, lo spettacolo è un'immersione nelle profondità dell'inferno, esplorando le dinamiche oscure dell'esistenza umana attraverso la lente della letteratura mondiale. Dal 4 al 6 aprile 2025 arriva al TRAM “Lacrimarum Valley” con Leila D’Angelo, Valeria Impagliazzo e Leonardo Noto e con le musiche di Giuseppe Sgamato. Un palcoscenico spoglio, illuminato da ombre danzanti, diventa la porta d'accesso a un viaggio nell'inferno, un'esplorazione delle sue molteplici forme e significati. "Lacrimarum Valley", prodotto da Componium in collaborazione con E.T.C Officine Culturali e scritto e diretto da Marco Sgamato, conduce il pubblico in un percorso attraverso le visioni infernali della letteratura mondiale, dalle fiamme dantesche al silenzio angosciante di Beckett, con una particolare attenzione al rapporto tra l'inferno letterario e le angosce della contemporaneità.
Tre attori, come guide silenziose, danno vita a personaggi e atmosfere diverse, attingendo alle opere di Dante, Milton, Sartre e Buñuel. Il linguaggio si fa prisma, riflettendo le mille sfaccettature dell'inferno: ora solenne, ora umile, ora epico, ora drammatico, fino a spegnersi nel limbo dell'incomunicabilità. "Lacrimarum Valley" invita lo spettatore a confrontare le tribolazioni passate con le angosce contemporanee, a riflettere sulle difficoltà di relazione tra la vita e la morte, sull'orgoglio, l'ambizione e la caduta. Lo spettacolo mette in scena una riflessione sull'inferno come luogo interiore, dove si consumano le pene dell'anima, ma anche come metafora delle dinamiche sociali e politiche del nostro tempo. In un'epoca segnata da pandemie e minacce nucleari, lo spettacolo si interroga sull'essenza del male, sull'individualismo della società contemporanea e sulla nostra capacità di conoscere veramente l'altro.
“L’idea di discutere l’inferno, rielaborandolo attraverso le opere degli scrittori più illustri” – dice il regista- “nasce dall’esigenza di interrogarsi sull’essenza del Male nell’età del Covid e delle minacce nucleari, soffermandosi sull’individualismo della collettività social, dello stay connected a tutti i costi. Cosa ci resta da conoscere dell’altro? Quanto conosciamo veramente l’altro? Nell’epoca del ghosting, quanto siamo liberi di sbarazzarci del prossimo? E quanto c’è da espiare le nostre colpe?”
In un mondo spoglio e desolato, il teatro si pone come alternativa e speranza, un luogo dove l'uomo può riscoprire la consapevolezza della propria esistenza attraverso la riflessione e la condivisione. Le luci si affievoliscono gradualmente, lasciando il pubblico immerso in una riflessione profonda sulle molteplici forme dell'inferno, non solo come luogo di pena, ma anche come metafora delle più intime paure e sofferenze umane. "Lacrimarum Valley" 1 non offre risposte facili, ma invita lo spettatore a interrogarsi sul senso della vita e della morte, sul significato dell'esistenza umana in un mondo sempre più complesso e contraddittorio.