|

Le decisioni del Comune di Napoli e della Federico II alimentano l'odio antiebraico

Data pubblicazione: 14-11-2025
 

L’attacco condotto da Hamas il 7 Ottobre 2023 contro gli abitanti di ventidue villaggi del sud di Israele e contro i ragazzi che partecipavano al concerto Nova Festival ha scatenato una guerra a Gaza che ha prodotto dolore, lutti e distruzione.  La tregua conseguente alla ratifica, a Sharm el Sheik, del cosiddetto “piano Trump”, rappresenta il primo passo verso la ricostruzione di Gaza e la ripresa, con l’esclusione di Hamas dall’amministrazione di quel territorio, di un percorso che, per quanto difficile, possa condurre alla pacifica convivenza tra Israeliani e Palestinesi secondo la realizzazione del modello “due popoli per due stati”. Nonostante che la dolorosa situazione a Gaza si stia ricomponendo, sia pur lentamente e con grande incertezza, gli atti intrapresi da alcune istituzioni sembrano orientati a mantenere alta la tensione dell’opinione pubblica sulla questione di Gaza e ad alimentare un clima d’odio nei confronti dei cittadini israeliani (ebrei o arabi che siano) anziché favorire il dialogo e contrastare l’odio antiebraico.  Per questo motivo denunciamo decisioni come quella della Presidente del Consiglio Comunale di Napoli che sollecita il Sindaco ad adottare la mozione approvata dal Consiglio Comunale il 2 luglio, quando la situazione a Gaza era molto diversa rispetto all’attuale, a "rescindere ogni collaborazione con enti e istituzioni israeliane legate all'attuale governo, privilegiando rapporti con organizzazioni pacifiste". Una mozione di scarso valore pratico ma simbolica, tesa a raccogliere consensi attraverso l’alimentazione dell’odio. Analogamente denunciamo la decisione del Senato accademico dell’Università “Federico II” di bloccare le stipule di contratti di collaborazione con tutte le istituzioni e le imprese israeliane, sia pubbliche che private, e anche l’eventuale blocco delle collaborazioni in corso (costo stimato: 3.5 mln) che invece rischia di avere conseguenze pratiche negative soprattutto per l’ateneo federiciano più che per le Israele. Si parla spesso di creare dei ponti tra i popoli e invece, con simili decisioni si alzano i muri, “collaborando fattivamente” con chi vorrebbe ottenere, attraverso l’isolamento politico, ciò che non ha potuto raggiungere con le armi, cioè la distruzione di Israele e l’eliminazione degli Ebrei, o almeno di quegli Ebrei che non accettano di chinare il capo e sottomettersi a chi non riconosce la loro identità. Sono ormai mesi che in tutt’Italia e anche a Napoli i cittadini italiani di fede ebraica sono oggetto di offese, minacce e discriminazioni, il più delle volte non denunciati pubblicamente per non alimentare tensioni ma che non permettono agli Ebrei del nostro Paese di vivere mostrando senza rischi i simboli della propria fede e di esprimere liberamente il proprio pensiero. Per questo motivo riteniamo le decisioni del Consiglio comunale di Napoli e dell’Università “Federico II” poco coerenti con la ricerca della pace e del dialogo e pericolose per la sicurezza degli Ebrei nei cui confronti viene alimentato, di fatto, l’odio e il pregiudizio.

 

Il Consiglio della Comunità ebraica di Napoli