Ho amato molto il libro, che ho letto due volte: la prima tutta d’un fiato, passando la notte in bianco, la seconda per un godimento più ragionato, per gustare con lentezza da golosa esperta, tutti i sapori di una scrittura arguta eppure tanto profonda. Parlo di “Dieci Favole Antiche alla maniera di G.B. Basile” di Manlio Santanelli. L’occasione per riprendere in mano il testo per la terza volta me l’ha data lo spettacolo “Ce steva 3 vvote” in scena nel salotto Santanelli per la serata inaugurale della tredicesima edizione de Il Teatro cerca casa, la rassegna ideata dallo stesso drammaturgo e curata da Livia Coletta.
Ce steva tre vvote, c’era tre volte, perché tre sono le fiabe messe in scena – Lo cunto de Ficuciello; Lo rre e la zoccola; Lo cunto de Briggetella - con la regia perspicace dello stesso autore e l’esperta interpretazione di Federica Aiello e Maurizio Murano. Tre fiabe, dunque, che si avvalgono della creatività, l’ironia, le invenzioni linguistiche, le trame sempre imprevedibili di Manlio Santanelli e di quella malia particolare della sua scrittura che conquista, attrae e sorprende. Santanelli è un funambolo della parola capace di giocare, o di dare l’impressione di farlo, mentre sta trattando temi serissimi. Si percepisce come le parole esercitino su di lui un fascino irresistibile, quello stesso fascino da cui lo spettatore viene rapito. E nelle sue fiabe il meccanismo è ancora più evidente perché l’autore si cimenta in un linguaggio “alla maniera di G.B. Basile” e, come sempre, stupisce e diverte con l’originalità delle sue creazioni ma, al contempo, spinge alla riflessione.
Veramente arduo il compito dei due attori per il linguaggio difficile da memorizzare e ancor più difficile da trasmettere. È vero che le scelte registiche con i rallentamenti sulla penultima sillaba, il ritmo narrativo ben congegnato appianano la strada altrimenti sdrucciolevole. Vanno comunque evidenziate le doti dei due protagonisti a partire dal talento di Federica Aiello, preziosa interprete dell’arte di Santanelli e raffinata, sfaccettata artista a sua volta. Ottima l’intesa con Maurizio Murano di cui vanno sottolineate la capacità mimica e la sensibilità musicale. Due artisti che scandiscono con perizia le parole, che recitano col corpo, che comunicano con gli sguardi, col trasformismo che solo i grandi attori vantano nel loro bagaglio.
Lo spettacolo ha registrato il tutto esaurito già pochi giorni dopo l’annuncio e per questo verrà replicato, a grande richiesta, il prossimo sabato 23 novembre sempre alle 18 nel salotto Santanelli in via Sagrera, 23.
Valeria Rubinacci