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Una sola recita per La Traviata al Teatro Politeama

Data pubblicazione: 22-04-2024
 

Il Teatro Politeama di Napoli ha ospitato “La Traviata” prodotta dal Sicilia Classica Festival. Il regista Lorenzo Lenzi ci introduce subito nella storia col suo triste epilogo attraverso richiami e allusioni. All’apertura del sipario, infatti, troviamo il soprano Francesca Mazzara nel ruolo di Violetta Valéry vestita di nero, all’estrema sinistra del palco, seduta alla toletta su cui campeggia un bel fascio di camelie. Annina le offre una tisana a preannunciare le condizioni di salute precaria della protagonista. Camelie compariranno spesso in tutta la rappresentazione, chiaro riferimento alla Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio che fu di ispirazione a Francesco Maria Piave nella stesura del libretto. Tutti neri i costumi di Fabrizio Buttiglieri, ad annunciare il tragico finale, a esclusione della gonna beige di Flora nel primo atto e dell’abito rosso di Violetta nella festa del secondo atto. Anche in questo caso è chiarissimo il significato simbolico della scelta. Sulle metafore, sui simboli, come si diceva, è basata tutta la regia non sempre condivisibile di Lenzi che, quando non insiste su riferimenti prevedibili passa ad allusioni sessuali esplicite che a tratti risultano gratuite. Banali anche i movimenti scenici imposti al cast. Semplici, poco coinvolgenti le coreografie di Stefania Cotroneo che opera la scelta discutibile di affidare a due danzatori la danza delle zingarelle e a quattro danzatrici quella dei mattadori.
Il soprano Francesca Mazzara, chiamata a sostituire la più nota Desirée Rancatore, dopo qualche titubanza iniziale offre una buona interpretazione; un po’ meno convincente il tenore Rosolino Claudio Cardile nel ruolo di Alfredo Germont al posto di Francesco Castoro. Il Coro lirico di Lecce e gli altri componenti del cast vocale – Gabriella Aleo, Francesco Ciprì, Francesco Cascione, Maria Mellace, Alex Franzò e Luciano Montanaro - superano la prova. Un discorso a parte merita il baritono Giovanni Palminteri nel ruolo di Giorgio Germont che emerge tra tutti per autorevolezza, doti canore e presenza scenica come, giustamente, decreta anche il pubblico tributandogli una vera e propria ovazione. Buona la direzione dell’Orchestra Filarmonica Pugliese da parte del M° Francesco Di Mauro anche se, a tratti, per troppa enfasi, sovrasta le voci di qualche cantante.
Va fatta comunque una considerazione finale: ovviamente non siamo ai livelli che si possono trovare al Teatro di San Carlo o Alla Scala ma queste operazioni hanno il merito di avvicinare il pubblico all’opera lirica in un ambiente meno paludato. Ben vengano, allora, questi allestimenti, ancorché non perfetti, perché fanno opera di divulgazione che gli spettatori mostrano di gradire.

Valeria Rubinacci