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ANTEPRIMA NELLE SALE DI "IL DIAVOLO E DRAGAN CYGAN"

Data pubblicazione: 14-03-2024
 
un frame con Salvi e Lillio

Anteprima in sala al Vittoria di via Piscicelli a Napoli dell’opera prima del regista Emiliano Locatelli di questo “Il diavolo è Dragan Cygan”  in sala con il regista, Sebastiano Somma, Gennaro Lillio, la piccola attrice  che è la figlia del poliziotto interpretato da Ivan Boragine. Ma passiamo al film.
Parto subito dicendo che a me è piaciuto. Non ho voluto leggere volutamente nessuna critica né preso nota di quanto ha detto il regista in merito alle stesse uscite sia sul web che sul cartaceo, per non essere assolutamente influenzata. Ripeto il film mi è piaciuto. Girato molto all’americana, moltissimi primi piani degli interpreti, ci ha rammentato le serie poliziesche TV che vanno per la maggiore, che se la location scelta per girare non fosse il Friuli (vedi il cimitero con la lapide di Pasolini) ed il Trentino potrebbe essere stato ambientato nei bassifondi newyorkesi, di Chicago ecc. Veniamo agli attori. Un Enzo Salvi che assolutamente non ti aspetti, la maschera truce, l’espressione marmorea (intervenuto via cellulare chiamato da Somma) che ha messo nel cassetto il suo er cipolla con “Mammamia comme sto” per diventare Dragan Cygan, il rapinatore ed assassino, personaggio su cui gira l’intera trama del film. Sebastiano Somma, alias Assante l’imprenditore privo di scrupoli che decide di chiudere l’azienda per portarla in Polonia dove la forza lavoro costa zero, Gennaro Lillio, noto fotomodello, che dà un ottima performance con il suo Daniele, operaio nella fabbrica di Assante, con moglie e figlio, e lo spettro del licenziamento, la moglie Sofia che perde il lavoro (domestica) infastidita dal suo principale, Ivan Boragine (Gomorra) e Adolfo Margiotta (ve lo ricordate il duo comico con Massimo Olcese) qui nella parte di due poliziotti bastardi, ed ancora Emy Bergamo (Sofia), Carlotta Rondana (Monia), Laura Balbo, Giovanni Carta.
Una storia che affronta le classiche problematiche di lavoratori sfruttati, datori di lavoro cinici che pensano al profitto, dissoluti, violenze domestiche, il disagio sociale, la droga. Il tema di base, dicevamo,  è la violenza sia fisica che psicologica… che genera violenza, la religione (il padre nostro recitato da Boragine poliziotto bastardo che porta al collo un rosario) nel senso salvifico (Dio perdona tutto) ed il finale racchiuso nei visi dei due bambini la speranza di un futuro migliore. Ripetiamo ci è piaciuto proprio per il modo particolare con cui è stato girato (ispirazione, forse, al genere di film di Jean Reno ed al suo interprete preferito Statham) la pecca se così la vogliamo chiamare, un po' lento, come il giocatore di scacchi che prima di fare una mossa ci pensa a lungo. Un perfetto cime-movie da non perdere per gli appassionati del genere.

Prodotto da Roble Factory, Method, in collaborazione con Whitedust Productions e Nuovaera Film, il film si avvale della direzione della fotografia di Tomaso Aramini, del montaggio di Lorenzo Muto e Pier Damiano Benghi, delle scenografie di Massimiliano Mereu e Roberto Papi, dei costumi di Arturo Montoro e Alice Sinnl e delle musiche di Emanuele Braga

 

Aghe