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TEATRO AUGUSTEO: "‘Na santarella" di Eduardo Scarpetta

Data pubblicazione: 24-01-2024
 
foto Anna Abet

Dopo il successo de Il medico dei pazzi, Claudio Di Palma e Massimo De Matteo si misurano ancora con la comicità senza tempo di Eduardo Scarpetta. In ‘Na santarella protagonista è una donna – interpretata da Angela De Matteo - che è “angelo e diavula”, timida e timorata di Dio, ma anche intimamente estrosa e ribelle. Le sue pulsioni latenti diventano l’occasione per svelare dissonanze interiori e contraddizioni che animano tutti i personaggi dell’opera, rivelandosi assai più diffuse di quanto si pensi.
Nota del regista Claudio Di Palma: La Santarella?! Che angelo di figlia! Ma pure Chesta nun è na femmena, è na diavula. Due pronunciamenti così contrastanti sulle virtù e i vizi di un’unica persona ci dicono, fra le altre cose, che Scarpetta ha inteso eleggere la sua Santarella a simbolo di emblematico dualismo comportamentale. Una donna timida e timorata di Dio, ma anche intimamente estrosa, ribelle e volitiva. Le pulsioni latenti di questa femmena, che è “angelo e diavula”, per Scarpetta sono anche l’occasione per svelare bipolarismi caratteriali assai più diffusi. Emblema e cardine di infingimenti e contraddizioni varie è naturalmente il Felice ‘di turno’, per l’occasione in abiti di musicista compositore. Intorno ai due, l’autore costruisce una rete di umanissimi e anomali figuri, tutti alle prese con dissonanze interiori mal risolte, con vizi, ipocrisie e ambizioni nascoste a malapena. Tutti con indosso vesti di convenienza che mistificano le identità e tutti capaci di trovare soluzioni alle proprie nevrosi negli stessi equivoci prodotti. Per questo non nasce dramma, neppure di fronte a spiazzanti fratture psichiche: il teatro di Scarpetta, implicitamente sensibile agli sdoppiamenti che il Novecento insinuerà anche negli uomini semplici, si occupa del ribaltamento categorico del dramma, ossia la comicità. In questo senso la costruzione è perfetta e nella nostra lettura trova collocazione più opportuna proprio nel teatro, inteso come spazio dell’azione in cui i desideri, le vanità o certe perniciosità umorali possono immaginare plausibili e creative realizzazioni o terapeutiche risolutive elaborazioni. Nella nostra scena dunque solo il teatro, che sia quello da parrocchia o quello più ufficiale d’opera, il teatro nudo e solenne, che anche fra le quinte riservi sorprese esilaranti, sappia nascondere o rivelare trucchi e ambiguità, possa concedere epiloghi inattesi. Un teatro che ripari le ipocrisie e i disturbi dissociativi dei suoi protagonisti nell’irresistibile e cinica drammaturgia che Scarpetta tipizza con impareggiabile e consapevole ironia.
Ticket al botteghino o registrandosi al link di vendita dello spettacolo su teatroaugusteo.it