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TEATRO SAN FERDINANDO: NOZZE DI SANGUE adattamento e la regia di LLUÍS PASQUAL

Data pubblicazione: 14-02-2024
 
foto Antonio Parrinello

Dopo il debutto in prima assoluta al Teatro Grande del Parco Archeologico di Pompei nello scorso giugno e sull’onda di una felice tournée che ha toccato le città di Palermo, Catania, Torino, arriva al Teatro San Ferdinando di Piazza Eduardo De Filippo, da giovedì 15 a domenica 25 febbraio, lo spettacolo Nozze di sangue di Federico Garcia Lorca – uno dei titoli più folgoranti della storia del teatro del Novecento europeo – nella messa in scena firmata dal regista Lluis Pasqual, considerato il massimo esperto dell’opera di Garcia Lorca.
La rilettura del capolavoro del grande poeta andaluso proposta dal maestro Lluis Pasqual sottolinea l’aspetto poetico del dramma abbandonando ogni naturalismo, concependo una messa in scena che intreccia prosa, danza e canto, affidandosi alle eclettiche doti artistiche di un nome della scena teatrale, musicale, cinematografica e televisiva qual è Lina Sastri.
Nel doppio ruolo della “madre” e della “sposa”, la Sastri condivide il palcoscenico con una numerosa, affiatata compagnia di interpreti: Roberta Amato (sposa di Leonardo), Giovanni Arezzo (sposo), Ludovico Caldarera (vecchio), Alessandra Costanzo (vecchia), Elvio La Pira (uomo), Gaia Lo Vecchio (donna), Giacinto Palmarini (Leonardo), Floriana Patti (donna), Alessandro Pizzuto (uomo), Sonny Rizzo (uomo), e dai musicisti Riccardo Garcia Rubì (alla chitarra), Carmine Nobile (alla chitarra), Gabriele Gagliarini (alle percussioni).
Le scene sono di  Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Franca Squarciapino, le coreografie di  Nuria Castejon, le luci di Pascal Merat.
La produzione è del Teatro di Napoli–Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino–Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo.
Durata dello spettacolo: 1 ora e 10 minuti (atto unico)

Note allo spettacolo
di Lluis Pasqual
«Nozze di sangue, uno dei titoli più folgoranti della storia del teatro del Novecento europeo, non è altro che la “cronaca di un fatto di vita” di un poeta. Così come sessant’anni dopo Koltés rimase colpito dalla fotografia della cattura di un delinquente su un manifesto affisso su un muro della metropolitana di Parigi dalla polizia e da questo fascino scaturì un capolavoro di grande poesia come Roberto Zucco, così successe a Lorca nel 1934.
A pochi chilometri da Granada, in una campagna secca, durante una festa di matrimonio, la sposa fuggì con un lontano parente. Lo sposo tradito li perseguitò con la sua banda: ci furono coltellate e morti. La notizia apparve sui giornali.
Nella mente del poeta, questa notizia ha fatto un viaggio profondo e scuro e il suo racconto dei “fatti” è diventato un urlo contro qualsiasi “convenzione” in amore, è un grido di libertà nel seguire la passione che brucia due cuori e due corpi in una stessa fiamma. Nel viaggio del racconto ha creato due personaggi enormi, due vittime, due donne: la fidanzata e la madre. Quelle che restano e che dovranno trascinarsi a vita il dolore e le ferite che scaturiscono dal così detto “cainismo” spagnolo: fratello contro fratello divisi fino alla morte. La frase della madre «qui, adesso, ci sono due bande, tu con i tuoi io con i miei» non faceva altro che annunciare la disumana guerra civile che sarebbe esplosa pochi anni dopo.
Poi il poeta è morto, la guerra è finita, sono passati tanti anni e in una piccola parte del mondo occidentale la donna ha acquisito un certo livello della libertà che Lorca esigeva urlando e commovendo dal palcoscenico. O, almeno, abbiamo leggi che proteggono questa libertà nei suoi diritti affettivi e sessuali. Poi la realtà è, tante volte, un’altra.
La metafora sulla passione e sull’amore che lui ha reso immortale in questo testo bruciante è ancora vivissima e attuale in tante civiltà che non appartengono alla cultura europea. Ma lo è, senza dubbio, ancora dentro le nostre frontiere piene d’intolleranza e di odio. E queste parole le scrivo mentre in Europa viviamo la (forse) più irrazionale guerra della storia dell’uomo. Quanti volti di spose, di madri trascinati dal dolore abbiamo visto in televisione? Come quelli che ha immaginato Lorca…
Non è un caso che abbia scelto, come in tante delle sue opere, “la donna”, cioè la vittima per mostrare la violenza degli uomini. Ancora una volta il poeta assumerà su di sé il punto di vista delle vittime, la sposa, la madre…
Credo che il testo di Nozze di Sangue rappresentato come è scritto non sarebbe giusto per Lorca. Rivoluzionario quasi cent’anni fa, noi non siamo più gli spettatori degli anni Trenta del Novecento. Bisogna andare alla radice del racconto e cercare il luogo profondo da dove emerge questo dolore. Per dirlo come lui, «nell’oscura radice dell’urlo». Ma farlo delicatamente.
E soprattutto farlo sempre e solo con parole sue, carboni che bruciano ancora. Isabel García Lorca, la sorella di Federico, mi ha raccontato che nel momento in cui lui scriveva Nozze di Sangue erano a Granada, a la Huerta de San Vicente, la bella casa dove trascorrevano l’estate e che a Federico era arrivato un disco di una cantata di Bach che faceva suonare al grammofono e che ascoltava ossessivamente per ore e ore, tutti i giorni fino a che un giorno glielo hanno nascosto.
In Nozze di Sangue c’è tanta musica, scritta anche da lui, che era anche un grandissimo musicista. Ha una sua geometria, ma non è Bach. Viene piuttosto dal “cante jondo” che vuol dire canto scuro e profondo e che è una variante assillante del flamenco. E questa musica che c’è anche nel testo e che corre come un fiume scuro bisogna farla sentire perché è quello che riempiva il suo corpo, la sua mano, il suo orecchio in una terra secca circondata dal mare. Nel meridione della nostra così detta civiltà. In Andalusia o in Sicilia. Non c’è una grande differenza».
Lluis Pasqual

Teatro San Ferdinando | Napoli. Piazza Eduardo De Filippo 20
15 > 25 febbraio 2024
NOZZE DI SANGUE
di Federico García Lorca
adattamento e regia Lluís Pasqual
con Lina Sastri (madre, sposa)
e con in o.a.
Roberta Amato (moglie di Leonardo)
Giovanni Arezzo (sposo)
Ludovico Caldarera (il padre della sposa)
Alessandra Costanzo (vicina, suocera, domestica, vecchia)
Elvio La Pira (luna, uomo)
Gaia Lo Vecchio (donna)
Giacinto Palmarini (Leonardo)
Floriana Patti (morte, donna)
Alessandro Pizzuto (uomo)
Sonny Rizzo (uomo)
musicisti Riccardo Garcia Rubì (chitarra), Carmine Nobile (chitarra),
Gabriele Gagliarini (percussioni)
coreografie Nuria Castejon
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Franca Squarciapino
luci Pascal Merat
produzione Teatro di Napoli–Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino–Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo.