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LA STORIA TORMENTATA DI ANTONIO E CLEOPATRA

Data pubblicazione: 03-03-2024
 

La famosissima tragedia di William Shakespeare, Antonio e Cleopatra, nella traduzione e adattamento di Nadia Fusini e Valter Malosti, per la regia dello stesso Malosti, ha entusiasmato il pubblico del teatro Bellini di Napoli, dove rimarrà in cartellone fino al 10 marzo. La vicenda è nota: la tormentata storia d’amore tra il triumviro di Roma, Marco Antonio e la regina d’Egitto, Cleopatra, il primo ha lasciato Roma, la moglie, la vita politica e militare, innamorato folle di una donna, che lo tiene in suo pugno. Ma tutto quello che sta succedendo nella Capitale in sua assenza costringono Antonio a ritornare in patria e a scontrarsi in battaglia con i suoi antagonisti, soprattutto Cesare Ottaviano, in un’eterna lotta interiore tra l’amore e la vita egiziana e il suo onore e il suo prestigio. Tutto scorre veloce fino all’epilogo finale caratterizzato dal gesto coraggioso di Antonio, che si uccide, e dal suicidio di Cleopatra. La compagnia è molto brava, affiatata e tutti gli attori sanno gestire bene la scena e si muovono sul palcoscenico con disinvoltura e padronanza, nonostante una scenografia monumentale in continuo movimento. Tra gli attori che vestono i panni dei due protagonisti c’è una grande alchimia, un ottimo feeling: Valter Malosti interpreta in maniera magistrale Antonio immerso nei suoi tormenti e nei suoi dubbi, Anna Della Rosa, dalla forte personalità e duttilità artistica, tratteggia una Cleopatra un po’ grottesca, che alterna momenti ironici, surreali, comici a scene altamente drammatiche, una regina gelosa, follemente innamorata. Di notevole livello il resto del cast: Jacopo Squizzato con il suo ben delineato Enobarbo, Noemi Grasso brava nei panni della servitrice di Cleopatra Incanto, Dario Guidi nelle vesti di Eros, magnetico, dispettoso e canterino, Massimo Verdastro con la sua spiccata ironia, Dario Battaglia, Paolo Giangrasso, Ivan Graziano, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta e Carla Vukmirovic. In effetti Antonio e Cleopatra racconta soprattutto la storia tra un uomo e una donna che devono cercare di vivere il loro amore tra difficoltà, inganni, bugie e compromessi aldi là del ruolo storico e politico che rivestono. Il regista osa qualche licenza scenica: Antonio si rivolge direttamente al pubblico rompendo la quarta parete, scende tra la gente, la commistione di epoche diverse tra tuniche romane, parrucche settecentesche, gonne e tacchi alti, giacche di pelle e la novità più sconcertante nel finale quando la regina egiziana compare di fronte a uno specchio con una sigaretta in mano e una pistola, prima che compaia in scena Antonio dal buio in giacca nera con in mano una rosa.  Una produzione Emilia-Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, scene di Margherita Palli, costumi di Carlo Poggioli, disegno luci di Cesare Accetta, progetto sonoro GUP Alcaro, cura del movimento Marco Angelilli, maestro collaboratore Andrea Cauduro, assistente alle scene Marco Cristini, Matilde Casadei, assistente ai costumi Simona Falanga, Riccardo Filograna, assistenti alla regia Virginia Landi, Jacopo Squizzato. “Di Antonio e Cleopatra la mia generazione ha impresso nella memoria soprattutto l’immagine, ai confini con il kitsch, e vista attraverso la lente d’ingrandimento del grande cinema di Hollywood, della coppia Richard Burton/Liz Taylor. Ma su quest’opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana, aleggia, per più di uno studioso, a dimostrarne la profonda complessità, l’ombra del nostro grande filosofo Giordano Bruno: un teatro della mente….Antonio e Cleopatra è un prisma ottico, come ci suggerisce Gilberto Sacerdoti: “Visto di fronte è la storia di amore e di politica narrata da Plutarco. Visto di sbieco ci spinge a decifrare “l’infinito libro di segreti della natura”. Per trovare un corrispettivo dell’infinito amore di Antonio bisogna dunque per forza scoprire un nuovo cielo e una nuova terra” – si legge nelle note di regia di Valter Malosti

                                                                                                                                                                                                    Antonio D'Addio