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THE REPETITION HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE (I)

Data pubblicazione: 20-04-2024
 

Termina stasera, alle ore 19.00, al teatro Mercadante di Napoli “The Repetition Histoire(S) Du Théâtre (I)”, ideazione, testo e regia di Milo Rau: uno spettacolo originale, duro, violento, che fa riflettere sulla diversità e sulla mancanza di inclusività, soprattutto in certi contesti ambientali conservatori e retrogradi. Si parte da una vicenda di cronaca realmente accaduta: una notte d’aprile del 2012, un ragazzo di origine magrebina, Ihsane Jarfi si mette a parlare con un gruppo di giovani uomini su una Volkswagen Polo grigia di fronte a un locale gay su un angolo di strada alla periferia di Liegi. Due settimane dopo viene trovato morto al limitare di un bosco. Era stato violentemente assassinato da un gruppo di ragazzi annoiati, dopo essere stato torturato per ore, l’omicidio omofobo ha sconvolto l’intera città. Il regista sta ricostruendo il caso per farne una trasposizione teatrale, lavorando con gli attori, professionisti e non, che riflettono sulla vita e sulla finzione scenica e si calano nei ruoli dei protagonisti coinvolti nella sconvolgente vicenda, un esempio di rappresentazione realistica e senza filtri. Uno spettacolo in francese, tedesco, arabo sottotitolato in italiano reso fruibile dalla bravura e dall’intensità dei performer Sara De Bosschere/Kristien de Proost, Suzy Cocco, Sébastien Foucault, Fabian Leenders, Johan Leysen/Sabri Saad El Hamus, Tom Adjibi/Adil Laboudi. Il quarantasettenne regista di Berna, con i suoi attori, mette in scena una tragedia in 5 atti e proprio come una tragedia greca nel corso della rappresentazione gli spettatori vivono una catarsi finali che li sconvolge e li indigna. È giusto portare in palcoscenico violenza ed eventi traumatici? Secondo il regista sì, per questo lo spettacolo è consigliato dai 16 anni in su. Rau fa vivere al pubblico il modo di reclutare gli attori, i provini, il lavoro che c’è dietro le quinte, il ruolo della telecamera che coglie ogni sfumatura interpretativa, segue, poi, il racconto della vicenda di cronaca nera sviluppato con troppo realismo che raggiunge il clou con la macchina vera in scena, con l’aggressione e le torture perpetrate ai danni di un giovane magrebino omosessuale, la violenza verbale, gli insulti gratuiti, il sangue sputato dalla bocca, un crudele infierire su un morto in modo sadico e perverso. Il tutto pervaso dall'attesa angosciante dei genitori che non vedono tornare a casa il figlio. La gente in sala è colpita emotivamente, è in religioso silenzio, non crede ai propri occhi. Tutto lo spettacolo scorre veloce e ti prende nonostante sia recitato in tre lingue straniere, da sottolineare, però, il monologo dello spettro del padre di Amleto, la scena di Jarfi, il compagno del ragazzo ucciso, allertato da una veggente, riconosce in un coniglio il suo amato, l’interpretazione di “The Cold Song” di King Arthur Purcell, eseguita dal protagonista, e la poesia di Wisława Szymborska, recitata in chiusura dopo il quinto atto, Impressioni teatrali: “Per me l'atto più importante della tragedia è il sesto: il risorgere dalle battaglie della scena, l'aggiustare le parrucche, le vesti, l'estrarre il coltello dal petto, il togliere il cappio dal collo, l'allinearsi tra i vivi con la faccia al pubblico”. Ricerca e drammaturgia sono di Eva-Maria Bertschy. La scenografia e i costumi di Anton Lukas, i video di Maxime Jennes e Dimitri Petrovic, le luci di Jurgen Kolb. La produzione è di International Institute of Political Murder (IIPM), Création Studio Théâtre National Wallonie-Bruxelles sostenuti dail Fondo Culturale della Capitale di Berlino, Pro Helvetia, Fondazione Ernst Göhner e Kulturförderung Kanton St. Gallen in coproduzione con Kunstenfestivaldesarts, NTGent, Théâtre Vidy-Lausanne, Théâtre Nanterre-Amandiers, Tandem Scène Nationale Arras Douai, Schaubühne am Lehniner Platz Berlin, Théâtre de Liège, Münchner Kammerspiele, Künstlerhaus Mousonturm Frankfurt a. M., Theater Chur, Gessnerallee Zürich, Romaeuropa Festival con il supporto di ESACT Liège.

                                                                                                                                                                                                          Antonio D'Addio